L’utero ha la forma di un imbuto rovesciato: la parte superiore è detta “corpo” o fondo, la parte inferiore è detta collo o “cervice”. La cervice si collega alla vagina e si suddivide in due parti: endocervice, più vicina all’utero, ed esocervice, prossima alla vagina. L’endocervice è costituita da cellule ghiandolari, l’esocervice da cellule squamose. I due tipi di cellule si incontrano lungo una linea chiamata “zona di transizione”. Ed è lungo questa zona di confine che prende origine la maggior parte dei tumori della cervice.
Epidemiologia
In Italia si registrano ogni anno circa 2.400 i nuovi casi l’anno di tumore della cervice il secondo tumore più diffuso nelle donne tra i 15 e i 44 anni. Attualmente circa 51.000 donne convivono con questo tumore.
Secondo l’American Cancer Society (ACS) e lo IARC – International Agency for Research on Cancer, il tumore della cervice è al quarto posto tra i tumori più comuni nella donna e rappresenta il 6,5% di tutti i tumori diagnosticati nel sesso femminile.
Il tumore della cervice uterina colpisce più frequentemente tra i 45 e i 65 anni ma può insorgere anche in età più giovanili. La sua incidenza negli anni è stata abbattuta grazie all’introduzione del Pap test, che consente di identificare lesioni precancerose in fase precoce prima che possano evolvere in carcinoma invasivo, e grazie al vaccino anti HPV (Human Papilloma Virus).
Tipi di tumore della cervice uterina
I tumori della cervice uterina sono di due tipi: il carcinoma a cellule squamose (80% dei casi) e l’adenocarcinoma, costituito da cellule ghiandolari. Un terzo tipo misto meno frequente è il carcinoma adenosquamoso.
Prevenzione primaria
Il tumore della cervice può essere prevenuto con controlli ginecologici regolari e periodici basati sul Pap test, esame che consiste nel prelievo di cellule dalla cervice uterina e l’individuazione di anomalie cellulari che precedono l’insorgenza di tumori; altro strumento di prevenzione è il profilattico, il cui uso è raccomandato nei rapporti sessuali occasionali. L’HPV DNA test va eseguito nelle donne positive al Pap test.
La vaccinazione anti-HPV è un presidio di prevenzione primaria molto importante: attraverso la produzione di anticorpi specifici il vaccino induce una efficace risposta immunitaria e garantisce la prevenzione di tutti i tumori correlati all’HPV: vagina, vulva, ano, testa e collo.
A partire dai 25 fino ai 64 anni di età a tutte le donne vengono offerti gratuitamente gli esami di screening, da ripetere con regolarità: ogni 3 anni il Pap test, ogni 5 anni l’HPV DNA test.
Il vaccino anti-HPV è raccomandato e offerto gratuitamente a ragazze e ragazzi a partire dai 12 anni di età.
Papilloma Virus (HPV?
Il Papilloma Virus (HPV) comprende almeno 100 ceppi diversi di virus. L’infezione da HPV è una delle più comuni. Nella maggior parte dei casi questo virus è causa di lesioni benigne come le verruche (che colpiscono mani, piedi, viso) o i papillomi che riguardano i genitali. La maggior parte delle infezioni genitali da HPV regredisce spontaneamente, una piccola quota invece può andare incontro ad una evoluzione tumorale. L’infezione da HPV si trasmette attraverso i rapporti sessuali e orali. Le persone con un sistema immunitario compromesso sono più esposte al rischio di contagio.
Fattori di rischio
L’infezione da Papilloma Virus rappresenta il principale fattore di rischio per il tumore della cervice uterina. I ceppi virale responsabili da soli di oltre il 70% dei casi di carcinoma cervicale sono l’HPV 16 e l’HPV 18. Alcuni fattori accrescono il rischio: promiscuità sessuale, giovane età del primo rapporto, scarsa igiene intima, fumo di sigaretta, HIV e immunosoppressione, storia familiare e storia personale di tumori genitali, età avanzata, uso di contraccettivi orali per più di 5 anni.
Sintomi
Il tumore della cervice nelle fasi iniziali spesso può essere asintomatico. Un segnale tipico è il sanguinamento vaginale intermestruale o dopo i rapporti sessuali, che in fase avanzata si accompagna a dolore pelvico spontaneo o durante i rapporti sessuali. Altri segnali che possono considerarsi campanelli d’allarme sono perdite vaginali maleodoranti, mal di schiena a livello lombare, dimagrimento, stanchezza e perdita di appetito.
Diagnosi
Il tumore della cervice uterina può essere diagnosticato in fase precoce se si effettua con regolarità lo screening (Pap test e/o HPV DNA test). Sulla base dei risultati dei test il medico può intervenire per asportare le lesioni precancerose di piccole dimensioni.
Se viene accertata una diagnosi di carcinoma della cervice lo specialista può prescrivere una TC del torace, una RM della pelvi per capire se e quanto il tumore è esteso alle strutture vicine e ai linfonodi e una PET per individuare eventuali localizzazioni del tumore a distanza (metastasi).
Trattamento
Le strategie di cura vengono scelte dal team specialistico in base allo stadio di malattia ma si basano anche su altri criteri, come le condizioni generali di salute della donna, l’età e le sue esigenze. Solitamente si procede combinando due o più trattamenti per raggiungere la massima efficacia e la migliore tollerabilità.
La Chirurgia è il trattamento d’elezione negli stadi più precoci. Quando il tumore è in fase pre-invasiva si utilizza la criochirurgia o la laser terapia per congelare o bruciare le cellule malate. Se invece il tumore è un po’ più diffuso ma ancora circoscritto ad un’area limitata della cervice, si ricorre alla conizzazione, un intervento che asporta una porzione a forma di cono del tessuto tumorale per non compromettere la possibilità di avere figli. Quando il tumore è più esteso si pratica l’isterectomia, che prevede l’asportazione in toto dell’utero e in alcuni casi più avanzati di tube di Falloppio e ovaie, linfoadenectomia pelvica e, se la malattia è molto avanzata, si procede anche con l’eviscerazione pelvica.
La Radioterapia adiuvante o post operatoria, si utilizza in caso di malattia localmente avanzata in genere associata a chemioterapia adiuvante. Alla radioterapia esterna, in cui le radiazioni sono indirizzate alla pelvi, si associa la brachiterapia che consiste nell’inserimento di ovuli radioattivi nell’utero. La Radioterapia viene utilizzata anche a scopo palliativo.
La Chemioterapia neoadiuvante può essere impiegata prima dell’intervento chirurgico per ridurre le dimensioni del tumore e agevolarne l’eradicazione chirurgica.
La Chemioterapia adiuvante è riservata alle forme invasive avanzate e consiste nell’impiego di farmaci chemioterapici somministrati per via endovenosa spesso combinati tra loro. In caso di malattia avanzata, recidivante o metastatica si ricorre all’associazione della chemioterapia con un anticorpo monoclonale.
L’Immunoterapia con anticorpi monoclonali, ancora in fase di studio, è un opzione è promettente per questo tumore, che nell’80% dei casi esprime una molecola chiamata PD-L1, bersaglio dei farmaci immunoterapici.
Follow up
A una certa distanza variabile dal completamento delle cure, viene programmato un periodo di osservazione che consiste in visite cliniche periodiche, di solito una ogni 3-6 mesi nei primi due anni nei tumori ad alto rischio, ogni 6 mesi nei tumori a basso rischio. Le indagini diagnostiche di II livello e gli esami ematochimici vengono eseguiti solo in caso di sospetto clinico di recidiva.